Life Coaching a Bologna
Life coaching a Bologna.
Sarà presto on line il mio blog, per condividere riflessioni e contenuti affrontati nella mia esperienza come formatore a Bologna. Oggi voglio proprio partire con una prima considerazione sul tema del cambiamento, alla base di tutti i percorsi di business e life coaching e dell’attività di head hunting, grazie alla quale incontro molti professionisti in procinto di cambiare azienda.
Qual è la prima competenza da allenare in una fase di trasformazione e di innovazione di noi stessi?
“Cambia, prima di essere costretto a farlo”
– J.Welch
Se ne parla sempre ed inevitabilmente, di cambiamento. Se ne parla, perché cambiare è la fisiologia del vivere. È la più grande forza di rinascita al mondo: metamorfosi e vita.
Quando se ne ha consapevolezza, lo si desidera e ottiene, la forza che se ne trae è rigeneratrice e potente: ha conseguenze quasi mai prevedibili.
È pur vero che per rinascere bisogna essere disposti a morire e spesso il tema ci pone inevitabilmente di fronte a noi stessi, ad una scelta che, in quanto tale, implica una rinuncia, un prezzo, nel senso più duro che questa parola possa avere.
Il cambiamento è sì una farfalla, ma anche un bruco che non c’è più, la perdita di una parte di noi, con cui abbiamo convissuto ma che forse ormai, ha smesso di definirci.
Cambiare è lasciare, interrompere una strada, una relazione, una vita o parte di essa che ci ha vestito e protetto e che conosciamo o crediamo di conoscere, per un’altra che possiamo solo immaginare, se ne abbiamo la forza o che è addirittura un vero e proprio salto nel vuoto.
Cambiare risveglia subito la più ancestrale delle emozioni: la Paura.
È con lei che facciamo i conti, ed è anche solo Paura di chiederci “Di che cosa?” o “Di Chi”?
Avere la risposta sarebbe già molto: un punto di partenza per aggirare l’ostacolo, cambiare una percezione, percorrere la strada che ci aspetta con Consapevolezza. Ma certo non basta.
Per chi lavora in ambiti complessi e intangibili, come quelli della formazione, dello sviluppo e della ricerca del personale, è evidente come il cambiamento e la paura di affrontarlo siano fattori di successo o insuccesso di molte vite che in un colloquio diventano storie.
Ho incontrato professionisti nascosti in aziende che non erano più in grado di ascoltarli e comprenderne i bisogni, e la narrazione delle loro insoddisfazioni diventa cruciale e preponderante nel colloquio.
Spesso, alla domanda: “come immagina l’azienda ideale? Come vorrebbe che fosse? Quali caratteristiche dovrebbe possedere?”, la risposta è tutt’altro che scontata, richiede non solo analisi, ma costruzione e Visione.
Spesso è un silenzio molto lungo che si conclude con un “Non saprei, non ci ho mai pensato..”
Sì, siamo molto bravi a descrivere ciò che non va, che non ci piace, che non vogliamo e.. poi?
Cosa succede? Manca la forza, il potere di immaginare una realtà diversa, non dico di realizzarla immediatamente, ma di vederla, sentirla e desiderarla.
Perché?
Eppure “L’immaginazione è più importante della conoscenza..”diceva Einstein.
Ciò nonostante, la volontà di cambiare a volte naufraga nella semplice denuncia o in una lucida consapevolezza di ciò che non ci piace, ma che in fondo abbiamo comodamente cucito su di noi.
È sicuramente più facile alimentare la nostra pars destruens, perché la construens richiede energia, focus, impegno e fintantoché il dolore per la situazione spiacevole in cui siamo immersi, non supera il piacere di vincere la nostra personale sfida, il nostro obiettivo rimarrà una fantastica buona intenzione, nulla di più.
Certo, ciascuno di noi, di fronte ad ogni scelta, dovrà sempre fare i conti con le sue risorse, con ciò che può e che non può fare. Ma al netto di quelle, cosa ci impedisce di immaginare e di sognare se avvertiamo che la situazione che stiamo vivendo non è più adatta a noi?
La prima competenza da allenare in vista di un nuovo progetto da realizzare, è sicuramente il Pensiero Strategico Positivo, ossia la capacità di vedere, sentire, immaginare con esattezza e meticolosa precisione ciò che vogliamo, la realtà in cui vorremmo vivere, lo scenario in cui vorremmo agire, coerente con il nostro sistema di valori e convinzioni.
È solo il primo passo, perché poi non basta volerle le cose, bisogna desiderarle.
Ma di questo parleremo in un’altra occasione.