Il rumore delle scelte, quelle di ogni giorno.
Sono giorni diversi, quelli di questa estate 2020 e lo sappiamo bene, giorni di previsioni che non sono meteo, giorni in cui siamo in attesa di una ripresa, che non sarà la stessa di sempre e di un autunno, in cui il giallo ocra lascerà posto a tinte non ancora definite.
Sono giorni in cui ci dicono che non siamo gli stessi di prima, che siamo cambiati, ma credo che ogni cambiamento parta sempre dalle scelte e dalle decisioni che prendiamo ogni giorno, non solo nel clamore della nostra vita pubblica, ma anche nel silenzio della nostra vita privata.
Le scelte, “piccole” e “grandi” che siano, mi hanno sempre affascinata: ogni volta in cui abbiamo l’opportunità di scegliere, definiamo chi siamo e chi diventeremo, rappresentano il momento in cui affermiamo noi stessi, sono espressione della nostra volontà e mai del caso.
Ogni scelta diventa spartiacque tra passato e futuro e tra ciò che sapevamo e ciò che impareremo.
Come racconta con grande ispirazione Caroline Myss, autrice e scrittrice americana, nel TEDx Choices that can Change your Life, spesso facciamo differenza tra le scelte che definiamo “grandi”, come l’acquisto di una casa, il matrimonio, la scelta di cambiare lavoro, a cui dedichiamo molto tempo e attenzione e le scelte che definiamo erroneamente “piccole”, quelle di tutti i giorni, che invece hanno davvero la capacità di darci una direzione e di influenzare anche la vita degli altri.
Le scelte silenziose.
Sono proprio le scelte silenziose, quelle fatte nella normalità di un mercoledì sera, quando salutiamo con gentilezza il benzinaio, che ha riempito il serbatoio della nostra auto, evitando che rientri a casa da chi lo aspetta, con un’emozione sgradevole che gli ha lasciato l’ultimo cliente della giornata, giornata già difficile, tra le difficoltà di questi giorni.
Quella scelta che facciamo nella confusione di una cena tra amici, passando il piatto al cameriere, ringraziandolo e rivolgendogli il nostro sguardo, facendogli capire che riconosciamo il Valore del suo lavoro. Lui che nonostante i 35 gradi e la mascherina dietro cui è bardato, mostra una sovrumana gentilezza. E riusciamo addirittura a vederne il sorriso. Forse in quel momento avrà sentito un briciolo di gratificazione per il suo ruolo, o forse non basta, ma mi piace pensare che possa essere così.
Quella scelta con cui ringraziamo il nostro responsabile per l’ottimo feedback ricevuto, ma sappiamo che il merito del risultato è anche di altri colleghi e gliene ricordiamo i nomi.
Quella scelta (che scelta non dovrebbe assolutamente essere, ma semplice conseguenza dell’erogazione di una prestazione, ma lo diventa, quando molti, troppi, scelgono opzioni alternative) che facciamo quando emettiamo “regolare fattura” ad un cliente, nel ruolo di onesti cittadini di questo paese. Paese a cui pubblicamente chiediamo sempre molto, soprattutto ora e raramente facciamo sconti.
Sono azioni o scelte (a seconda dei punti di vista) che non fanno nessun clamore, ma possono fare molto rumore: hanno la forza di dire a noi stessi chi siamo, di ricordare agli altri quali sono i nostri Valori, quelli che vengono da lontano, dalla nostra infanzia, quelli che ci hanno insegnato, quelli che noi abbiamo creato e non lo dicono con le parole, no, lo comunicano con i fatti. Lasciano dietro di noi una scia di umanità.
Pensiamoci: quali sono quelle “piccole” scelte che già oggi potrebbero fare una grande differenze nella nostra giornata o in quella delle persone con cui interagiamo?
Questa riflessione non richiede più tempo, ma solo più presenza da parte nostra Hic et Nunc.
Ciascuna di queste azioni può essere a sua volta causa e motore di emozioni, pensieri e comportamenti di altre persone. Se non ne siamo consapevoli, significa che siamo sintonizzati su vibrazioni diverse da quelle che la nostra natura di Esseri Umani ci sta inviando.
Poi ci sono le scelte degli altri.
Queste assorbono molta della nostra attenzione e del nostro interesse, soprattutto quando non le condividiamo e proprio perché si tratta degli Altri, avvertiamo forte il bisogno di esprimere il nostro punto di vista, che diventa talvolta critica.
Lo spazio offerto dai social dà a ciascuno di noi la possibilità, pur senza avere necessariamente competenza o esperienza nell’ambito a cui ci stiamo interessando, di esprimere la nostra idea, di manifestare anche il nostro dissenso e a seconda della cattiva o buona educazione che ci contraddistingue, gli effetti possono essere diversi.
Ho la percezione che stia diventando sempre più importante l’atto della critica, della disapprovazione fine a se stessa, che riusciamo a mostrare pubblicamente, con cui sentiamo di sottolineare la nostra identità, che le nostre scelte, prese nell’intimità delle nostre vite.
Area pubblica e area privata.
Negli anni ’50 i due studiosi Joe Luft e Harry Ingham definirono uno schema, noto con il nome di “finestra di Jo- Hary” che è stato poi declinato in tante e diverse modalità e ha trovato applicazione nelle dinamiche interpersonali e di gruppo. Questo schema ci aiuta a distinguere 4 spazi differenti che definiscono l’articolazione della nostra relazione con gli altri: la nostra area pubblica o arena ( ciò che io so di me e gli altri sanno di me), l’area cieca ( ciò che è noto agli altri ma non a me), l’area privata (ciò che è noto a me ma non agli altri) e l’area ignota ( ciò che non è noto né a me né agli altri).
Viviamo un momento in cui acquisisce sempre maggiore importanza la nostra area visibile, tutto quello che facciamo, che sappiamo, che pensiamo, vogliamo condividerlo con gli altri, grazie alla tecnologia e all’enorme opportunità che ci offre, come sto facendo io in questo momento.
Allo stesso tempo mi piacerebbe che continuassimo a far crescere e vivere con altrettanta intensità, attenzione e consapevolezza la nostra area privata, quella parte di vita da cui nascono pensieri, scelte, prese di posizione, il cui Valore è grande già all’origine, perché è autentico e di questo la nostra area pubblica diventa un’estensione, sempre coerente con i nostri valori e la nostra identità.
E se invece nel futuro (o è già presente?) accadesse il contrario?
Essere influenzati dall’opinione e dall’approvazione degli altri è una dinamica che esiste e la considero molto naturale, non è questo il punto. Ma se le nostre scelte, i nostri comportamenti e anche i nostri pensieri fossero influenzati principalmente dal successo e dal “plauso” (alias like) che possono ottenere all’esterno, al punto da sfuggirci di mano?
Non mi riferisco alla politica, dove ormai da tempo, in mancanza di unaVisione, sono la lunghezza e il fragore di un tweet a guidare le scelte di molti dei nostri rappresentanti, ma se fosse sempre più diffusa la tendenza di farci guidare solo dall’esterno, da ciò che “funziona” in una progressiva omologazione e perdessimo sempre di più di vista ciò che conta per noi, insieme all’Unicità del nostro Pensiero?
Ritengo fondamentale, ora più che mai, riappropriarci di noi stessi, della nostra direzione e Visione Personale, dei nostri Perché che sono guida delle nostre azioni, dei nostri gesti quotidiani, che possono migliorare la mia giornata e quella di qualcun altro e che ho scelto di compiere non per il successo che possono riscuotere, ma per il Valore che hanno per me.